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FlashFocus: l'Inter ha gestito un'intera stagione sperando di arrivare a Monaco di Baviera

Simone Inzaghi e i suoi ragazzi
Simone Inzaghi e i suoi ragazziDENNIS AGYEMAN / Spain DPPI / DPPI via AFP
I numeri chiave, i gol, i momenti decisivi e le svolte di una lunga stagione, che i nerazzurri hanno affrontato non senza passi falsi ma che ora vogliono chiudere al meglio con l'obiettivo sempre sognato.

Dopo il titolo di campione d'Italia conquistato nel 2024, l'Inter ha iniziato la stagione con lo status di squadra da battere: dopo il mercato estivo, che ha reso i nerazzurri ancora più competitivi, c'è stata sin da subito la convinzione che la squadra meneghina avesse tutte le carte in regola per giocarsi le sue chance in tutte le competizioni. E così è stato.

Sfruttando la progressiva crescita di alcuni singoli e la piena maturazione di tutto il gruppo di lavoro, l'Inter ha fatto capire sin da subito che la stagione 2024/2025 sarebbe potuta essere quella giusta, anche se l'inizio non è stato dei migliori in campionato, dove sono arrivati due pareggi un po' inaspettati nelle prime quattro.

La capacità unica di reagire

Una costante della squadra nerazzurra è stata quella di reagire sempre ai momenti più negativi rifiutando di fatto di farsi risucchiare in pericolose spirali negative.

I passi falsi nella stagione interista ci sono stati, eccome (il dato dei ko è raddoppiato rispetto alla stagione precedente) ma la squadra ha sempre dato dimostrazione di essere subito in grado di riprendersi: è successo due volte dopo i ko nei derby col Milan e in seguito allo scivolone di Leverkusen nel 2024, e nuovamente nel 2025 in risposta alle sconfitte esterne con Fiorentina e Juventus. 

Ma anche dopo il rendimento difensivo di inizio campionato, quello che aveva fatto un po' preoccupare Inzaghi e al quale i ragazzi hanno risposto con una serie di clean sheet invidiabile.

Gli unici seri segnali di cedimento sono stati quelli di aprile, in cui la squadra ha collezionato un incredibile filotto di tre battute d'arresto senza segnare (non accadeva dal 2012), anch'esso superato grazie alle brillanti prestazioni in Champions.

Anche in quel caso, l'Inter ha dimostrato all'interno delle singole partite una forza d'animo invidiabile cancellando immediatamente le reti di Bayern Monaco e Barcellona con reazioni d'orgoglio tutt'altro che banali, da squadra vera.

Una crescita costante in Europa

L'Inter ha zoppicato qua e là durante la stagione, ha anche perso malamente la Supercoppa Italiana a gennaio ancora contro il Milan, ma in Europa ha offerto una versione di se matura e quasi invulnerabile. 

Il pedigree continentale non si è costruito in poche settimane ma è il frutto del lavoro di Inzaghi in un triennio, quando l'Inter ha dovuto digerire le sconfitte contro Manchester City e Atletico Madrid ma ha ottenuto anche preziosi insegnamenti e vittorie che hanno consolidato non poco l'autostima.

Dumfries è in forma
Dumfries è in formaPIERO CRUCIATTI/AFP

Il processo è passato anche dal superamento delle difficoltà e dall'avere imparato come affrontarle: iniziata la campagna europea dal prezioso 0-0 di Manchester, probabilmente la partita più temuta delle otto da affrontare nella prima fase, l'Inter ha infilato uno dopo l'altro tanti successi di misura sia in casa che fuori che non sono passati inosservati, sporcati solo dall'1-0 subito in terra tedesca in extremis. 

Tra tutti questi successi, quello casalingo contro l'Arsenal difendendo a lungo e collezionando appena il 37% di possesso palla, e quello esterno contro lo Young Boys arrivato al 93esimo hanno sicuramente cambiato il volto della Champions nerazzurra, aumentando e non poco la convinzione nei propri mezzi.

Episodi pro

Quando poi sono anche gli episodi a giocare un ruolo fondamentale, allora non si può far altro che beneficiarne senza fare complimenti: tralasciando l'accoppiamento con il Feyenoord, un avversario troppo inferiore ma che ha messo alla prova l'Inter in uno stadio caldo come il De Kuip, i pali colpiti di Harry Kane e Lamine Yamal (3 tra andata e ritorno) e il guizzo finale di Francesco Acerbi in versione attaccante hanno sicuramente indirizzato le sfide con Bayern Monaco e Barcellona, in cui la squadra di Simone Inzaghi ha impressionato per tenuta mentale.

Un Lautaro in più

Se vincere aiuta a vincere, Lautaro Martinez è sicuramente colui che può fare il maestro: forte del Mondiale vinto nel 2022, l'argentino ha aumentato la fame di successi dimostrando di essere assolutamente a suo agio su certi palcoscenici.

Il sudamericano non è l'unico giocatore ad aver vinto titoli internazionali: insieme a lui Francesco Acerbi, Alessandro Bastoni e Nicolò Barella (Europeo 2020), Henrikh Mkhitaryan (Europa League 2017 insieme a Matteo Darmian e Conference League 2022), Benjamin Pavard (Champions League 2020), Marko Arnautovic (Champions League 2010) e Joaquin Correa (Copa America 2021).

Ma Martinez in questa Champions è stato una costante, segnando 8 gol e in 5 gare di fila (di fatto saltando solo Barcellona in cui era infortunato), diventando il miglior marcatore di sempre dell'Inter in questa competizione