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Esclusiva | Vidigal, i consigli a Conte e gli addominali di CR7: "Occhio agli attaccanti dello Sporting"

José Luis Vidigal, oggi fa il commentatore in tv
José Luis Vidigal, oggi fa il commentatore in tvCanal 11

Dallo scudetto con lo Sporting alla Serie B con il Napoli, fino ai ricordi di Maradona: José Luis Vidigal racconta emozioni, sacrifici e passioni in un'intervista esclusiva a Flashscore.

José Luis Vidigal è stato un centrocampista di sostanza e carisma, nato in Angola e diventato uomo e calciatore tra Portogallo e Italia. Con lo Sporting ha alzato al cielo uno scudetto atteso diciotto anni, da capitano; con il Napoli ha vissuto gioie e dolori, dall’infortunio iniziale alla retrocessione in Serie B, restando però legato a una città che lo ha adottato.

Oggi commentatore tv in patria, guarda con orgoglio allo scontro diretto in Champions League tra le due squadre che più hanno segnato la sua carriera: Sporting e Napoli, il suo "derby del cuore". In questa intervista esclusiva a Flashscore, tra ricordi, aneddoti e attualità, Vidigal racconta la sua storia e il suo calcio.

Iniziamo dal Vidigal che nessuno conosce, quello che nasce in Angola e che arriva in Portogallo realizzando il suo sogno allo Sporting.

"È una bella domanda perché credo  che se non conosci la tua storia non sai dove puoi arrivare mentre se la conosci puoi arrivare dove vuoi. Vengo da una famiglia umile con dei genitori vicini che ci hanno dato gli strumenti per diventare, innanzitutto, persone rispettose e, poi, professionisti importanti. Da lì è cresciuto nel calcio come me ed è arrivato dove è arrivato".

La sfida del Maradona
La sfida del MaradonaOpta

Ha sempre pensato che sarebbe diventato calciatore professionista?

"Nessuno è mai riuscito a togliermi di testa quest'idea. Sin dai primi allenamenti, quando ero ancora un giovanotto di 8-9 anni, ho capito che quella era la vita che io volevo seguire. Ho lottato tantissimo per riuscire a realizzare questo sogno ma non avrei mai potuto immaginare che un giorno avrei potuto vincere titoli e coppe, andare in nazionale o giocare in un campionato importante come la Serie A. Insomma, il sogno è andato molto più in là di quello che avevo immaginato".

Ad appena due anni lasciò l'Angola.

"Ero piccolo ancora, ma sebbene abbia pochissimi ricordi, l'Africa è sempre rimasta nella mia vita perché non puoi dimenticare mai la tua storia. Dopo il Portogallo ci ha abbracciato, ci ha dato l'opportunità di continuare a crescere, a studiare e dopo è arrivata anche l'opportunità di giocare a calcio, un mondo in cui mi trovo ancora oggi con funzioni diverse. Ma il pallone continua a far parte della mia vita".

Nel 2000, con la fascia al braccio, ha riportato il titolo di Liga all'Alvalade 18 anni dopo l'ultima volta.

"Sì, erano passati davvero tanti anni e sono riuscito a vincere il campionato da capitano. Oggi, la realtà diversa, è uno Sporting che vince di più, ma all'epoca era dura e quindi la soddisfazione è stata ancora più grande".

Crede che a Napoli stia andando allo stesso modo?

"Sì, anche se, rispetto al Portogallo, in Italia è più dura perché giochi ogni partita con un'intensità diversa e quello ti dà altre cose che non puoi trovare da noi. Ma è vero che quando ti abitui a giocare questo tipo di partite, il livello si alza in maniera naturale".

Perché dopo lo Sporting scelse Napoli?

"Anche oggi il campionato italiano è importante, ma allora lo era ancora di più. E poi la storia del club, gli scudetti di Maradona. Non avrei mai potuto dire di no al Napoli".

All'inizio fu durissima: prima l'infortunio, poi la retrocessione. Ma decise di rimanere anche in B.

"Le condizioni all'epoca non erano le migliori dal punto di vista economico. La società viveva un momento brutto e in queste condizioni diventa difficile gestire lo spogliatoio perché c'è sempre qualche giocatore che, dal punto di vista mentale, non è forte. E anche per l'allenatore non è semplice gestire tutte queste situazioni ed è andata come è andata. Oggi, invece, è una realtà diversa e meno male perché una squadra e una piazza di queste dimensioni devono giocare sempre per vincere lo scudetto e disputare la Champions. E oggi è così".

La leggenda racconta che Cristiano Ronaldo, quando era nella cantera dello Sporting, era sempre in palestra perché voleva un fisico come il suo?

"È la prima volta che la sento questa (ride, ndr). Non so se è una leggenda o la verità, ma può darsi perché lui si specchiava molto nei giocatori della prima squadra e gli è sempre piaciuto avere un fisico perfetto. Può darsi, chi lo sa...".

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Si capiva che era speciale.

"Eh sì. Allora il rapporto tra la prima squadra e il settore giovanile non era molto stretto perché i ragazzi erano un po' separati, ma ogni tanto venivano ad allenarsi con noi. Non come oggi che ce ne sono sempre 5-6. Ciononostante, si capiva che era un talento diverso e che sarebbe diventato un fenomeno".

A proposito di attaccanti di talento, a Livorno ha giocato con Cristiano Lucarelli e Igor Protti che, come saprà, non sta attraversando un buon momento di forma. Ha avuto modo di parlargli?

"Sì, una notizia tristissima. Ho cercato di chiamarlo una settimana fa, ma non sono riuscito a parlargli probabilmente perché non sta bene. Volevo salutarlo, volevo sentirlo un po' e spero che tutto si risolva".

Ai tempi dell'Udinese con Iaquinta
Ai tempi dell'Udinese con IaquintaPACO SERINELLI / AFP

Chi è il calciatore più forte con cui ha giocato?

"Ho avuto il piacere di giocare con tanti attaccanti forti in Italia, lì a Livorno con Lucarelli e Igor Protti, due capocannonieri della Serie A.  E dopo a Udine con Vincenzo Iaquinta e, soprattutto, Totò Di Natale, il più forte di tutti".

Parlavate di Napoli con lui?

"Eccome: lo chiamavamo "Napoleta'!". Quando mi chiedono in Portogallo chi è stato tecnicamente il giocatore più forte con cui ha giocato in Italia, io dico sempre Totò Di Natale. Aveva dei colpi da genio proprio, cose incredibili che faceva col pallone, ma per il suo carattere un po' chiuso, un po' introverso, non è mai riuscito a esprimere tutto quel calcio allegro che piace alla gente come, invece, faceva Ronaldinho Gaucho con quel sorriso. E tutte queste cose contano tantissimo. Totò, invece, era un po' più chiuso, ma era un crack".

Anche a livello di allenatori ha conosciuto personaggi interessanti come Zeman, Scoglio, Galeone, Coscmi, Simoni... Ha fatto un bel master di tattica.

"Dico sempre agli amici che non c'è un calciatore che giochi in Serie A e non diventi migliore di quello che era. Perché in Italia si impara a parlare di calcio, a conoscerlo. Non solo a giocarlo, ma a capirlo meglio, per cercare di diventare migliori e vincere più di quello che vincevo prima. Io ho imparato tantissimo".

Il suo San Paolo oggi si chiama Diego Armando Maradona: non potrebbe esserci un nome migliore per lo scenario del suo derby.

"Sì, anche perché c'è una storia molto bella che lega Maradona allo Sporting. In occasione della gara di Coppa Uefa (stagione 1989-1990, ndr) a Lisbona lo stadio Alvalade era strapieno e non solo sulle gradinate, ma anche sulla pista di atletica c'era gente a vedere questa partita e ricevere il fenomeno Diego Armando Maradona. E poi con la storia della scommessa di 100 dollari con il portiere Ivkovic che ha detto che gli avrebbe parato il rigore e così è stato. Un aneddoto che rimarrà per sempre nella storia dello Sporting".

Quando giocava a Napoli, sentiva la presenza di Maradona in città anche se Diego era già andato via da un pezzo?

"Sempre. È impossibile parlare di Napoli senza parlare di Maradona. È dovunque, fa parte di questa città per sempre".

Dalla Serie B alla Champions League. Le piace il Napoli di Conte?

"È una squadra vera che lotta ogni partita per vincerla. Qualcuno potrà dire che pensa troppo al risultato, ma è vero che ha vinto lo Scudetto. E conquistare il campionato era il primo passo da fare per creare un gruppo forte che ora potrà far vedere il talento dei suoi giocatori".

Cosa ha pensato quest'estate quando ha letto dell'arrivo di De Bruyne?

"Ne ho parlato anche in tv in Portogallo. Avevo i miei dubbi perché guardando un po' quello che hanno fatto l'anno scorso, soprattutto i giocatori che giocano in mezzo al campo, cambiare un po' il sistema per aggiungere De Bruyne era una sfida tutt'altro che semplice per Antonio Conte. Ma è vero che non puoi mai dire "no" a un giocatore come De Bruyne. Ora, però, bisogna riaggiustare un po' squadra inserendo un calciatore di livello mondiale".

I numeri recendi di KDB
I numeri recendi di KDBFlashscore

A proposito di Manchester, un amico suo, Ruben Amorim, non sta attraversando il suo miglior momento. Ce la farà a raddrizzare la situazione o, oramai, lo United è una causa persa?

"Conoscendolo bene e sentendo le sue ultime parole in conferenza stampa mi sembra che sia già troppo stanco, che non riesce più a far esprimere i giocatori come vorrebbe. Sì, lo vedo un po' stanco dal punto di vista mentale. Non so davvero se questa volta ce la farà. È difficile...".

Eppure, le sue qualità come allenatore sono indiscutibili: la sua mano su questo Sporting è ancora evidente.

"Sì, è vero. E la verità è che, anche se a Manchester non dovesse andar bene, sono sicuro che in un'altra società non avrebbe gli stessi problemi. Pensiamo un po': dopo Sir Alex Ferguson, chi è riuscito a far bene allo United? È diventato una sorta di cimitero degli allenatori. Amorim è bravo, ma credo che dovrà cercare un'altra piazza, perché oramai a Manchester è veramente dura".

Allo Sporting ha lasciato un bel ricordo...

"Senza dubbio, ma ora un suo ritorno è impossibile perché Rui Borges sta facendo davvero molto bene"

E dire che all'inizio aveva generato parecchi dubbi.

"Era un allenatore sconosciuto. Ed è per questa ragione che tutti si sono spaventati quando ha pure detto che voleva cambiare modulo. Perché? Se lo Sporting vince a occhi chiusi, perché cambiare? Perché secondo lui era meglio così. E non c'è che dire, la squadra sta giocando meglio. È così, è la realtà".

E, quindi, cosa dovrà temere di più il Napoli?

"La dinamica offensiva dello Sporting. Davanti, ha quattro giocatori che non si fermano mai, scambiandosi le posizioni. Sono tecnicamente forti e veloci e Conte, in difesa, ha qualche problemino del quale lo Sporting proverà a approfittare".

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