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Esclusiva, Mac Allister dell'Union SG: “Sarà durissima con Lautaro, l’Inter è tra le top 5 d’Europa”

Kevin Mac Allister
Kevin Mac AllisterTomas Sisk / PsnewZ / Profimedia

Il difensore, che stasera sfiderà i nerazzurri in Champions League, è coetaneo e conterraneo del loro capitano, con il quale ha condiviso lo spogliatoio nelle giovanili dell’Argentina. A ispirarlo, però, sono stati anche due campioni del mondo con l’Italia nel 2006

Kevin Mac Allister vive da oltre due anni in Belgio, dove è uno dei capitani della Royale Union Saint Gilloise. Figlio e fratello di calciatori, tra i quali spicca il campione del mondo Alexis, in forza al Liverpool, parla in esclusiva a Diretta di come approccerà la sfida di stasera contro l'Inter. Senza dimenticare due ex calciatori italiani che lo hanno ispirato da lontano e da vicino.

Hai avuto un debutto da sogno in Champions League. All’esordio tuo e della tua squadra una vittoria con gol in casa del Psv.

Senza dubbio, la prima partita è stata... non so se chiamarla una sorpresa, ma è stato tutto come nei sogni. Abbiamo vinto la prima in assoluto in Champions e ho segnato, in trasferta. Credo che ci abbia anche aiutato il fatto che fossimo molto vicini a casa, così i tifosi sono potuti venire, e sono venuti in tanti: erano in duemila, tremila. Già prima che iniziasse la partita i nostri tifosi facevano più baccano di quelli di casa. Cominciare la Champions così, per noi, è stato incredibile.

Come hai festeggiato quel gol storico?

Di quello ricordo tanto il festeggiamento. Ci siamo abbracciati tutti insieme, anche i componenti della panchina. Mi chiedono sempre che preferisco tra un gol e un salvataggio sulla linea, e propendo sempre per il secondo. Ma quel gol ha generato una sensazione di grande felicità. È stato pazzesco ed è venuto a coronare un momento stupendo: mia moglie era allo stadio, e aspettiamo un figlio per metà dicembre.

Poi, è arrivata la batosta casalinga per 0-4 contro il Newcastle…

Beh, è una di quelle cose che sai che possono succedere, perché affronti squadre di altissimo livello. Ma ora pensiamo all'Inter. A mio parere personale, è una delle migliori squadre d’Europa.

È tra le top 5?

Sì, sì, per me sì. Parlando con gli amici, ogni volta che inizia la Champions e facciamo pronostici su chi arriverà in finale, io ho sempre detto che l’Inter mi sembrava una squadra capace di arrivarci tranquillamente. E l’anno scorso infatti ci è arrivata, e quest’anno secondo me è ancora tra le candidate, perché mi sembra una squadra molto versatile.  Quando è uscito il sorteggio, devo dire che ero anche un po’ contento. Ma sappiamo tutti che sarà difficile.

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Però giocate in casa. È un vantaggio giocare in casa contro una grande squadra, no?

Sì, sì. La verità è che la nostra gente, i nostri tifosi, sono pazzeschi, ci sostengono sempre, in ogni momento. È un po’ strano, ovviamente, perché quando giochiamo in casa in Europa dobbiamo farlo nello stadio dell’Anderlecht per esigenze UEFA, ma i nostri tifosi sono sempre pronti ad appoggiarci, ovunque noi andiamo. 

Dovrai affrontare Lautaro, che ha la tua età, praticamente la tua stessa altezza. Vi siete mai affrontati nelle giovanili?

Ci siamo sfidati vari volte da giovani, e abbiamo anche condiviso un periodo in nazionale Under 20, quando ci preparavamo per un torneo sudamericano in Ecuador. Io ero rimasto nella lista finale, mentre lui ovviamente era una delle stelle della squadra, ma mi infortunai una settimana prima e non potei partecipare.

La classifica di Champions
La classifica di ChampionsFlashscore

Con tuo fratello Alexis ha vinto anche il Mondiale nel 2022.

Hanno un ottimo rapporto, perché hanno condiviso tante cose. A Lautaro poi voglio molto bene e ho grande rispetto per lui. È stato una grande rivelazione per il calcio argentino, e tutto quello che ha fatto, che sta facendo e che farà con l’Inter è straordinario. Senza dubbio sarà uno di quei giocatori che resteranno nella memoria.

Hai già pensato a come marcarlo?

Ho visto tante sue partite, e lo seguo spesso nei weekend o quando gioca in Champions. Quindi ormai lo conosco bene: è un giocatore di classe mondiale, si sa già quali sono le sue virtù, e uno si prepara mentalmente cercando di curare i dettagli per affrontarlo al meglio in partita. Ma lui ha qualcosa di speciale: è molto imprevedibile, è un giocatore che può muoversi tra le linee. Ma anche attaccare la profondità, abbassarsi a centrocampo per partecipare alla costruzione del gioco, o allargarsi sulle fasce. È troppo intelligente perché si possa dire “ecco come marcarlo”. Quindi bisognerà improvvisare a seconda delle istruzioni dell'allenatore sulle marcature.

Ricordo quell’episodio di Lautaro con Otamendi, all'uscita dal tunnel prima di un Benfica-Inter. I due si guardano chiedendosi “tutto bene?”, ma con quella faccia tosta, da duri...

Lo ricordo bene anch'io (ride). Mostra un po’ la mentalità argentina, no? Due giocatori che hanno condiviso cinque o sei anni di viaggi con la nazionale, e si guardano nel tunnel come se non si conoscessero. In campo, però, non ci sono amicizie né affetto, ma solo rispetto sportivo. E il rispetto non deve mai farti tirare indietro la gambe, e credo che sarà così anche stavolta. Non credo di essere al livello di Otamendi per dire qualcosa a Lautaro, ma l’atteggiamento sarà lo stesso. Semplicemente lo saluterò, gli chiederò come sta e poi, una volta in campo, lì sì che non ci sono amici, non ci sono connazionali, non importa niente. 

Tu e tuo fratello Alexis siete una delle migliori coppie di fratelli nel calcio. State facendo concorrenza ai Thuram ed Hernandez, che sono nel giro della nazionale francese. A pochi mesi dai prossimi Mondiali, sogni ancora di giocare con tuo fratello con la maglia della nazionale argentina?

Personalmente credo che io sia un po’ sotto livello rispetto ad Alexis, lui è più vicino al top, ma sì, il sogno c’è. Si avvicina il Mondiale, ma sappiamo che è difficile, soprattutto perché i ragazzi che sono già in nazionale stanno facendo benissimo. Una delle grandi qualità di questa Argentina è proprio il gruppo: si vede che sono tutti sulla stessa lunghezza d’onda, tutti remano dalla stessa parte, e penso che Scaloni tenga molto a questo spirito e cerchi di mantenerlo il più possibile. Da parte mia, ovviamente, mi piacerebbe tantissimo, lavoro ogni giorno per questo: è un sogno che resiste, ma sento anche che i ragazzi meritano di essere dove sono. 

Incontrare tuo fratello Alexis prima di uno scontro col Liverpool ti ha permesso di coronare un altro sogno da bambino?

Di solito non esco mai in campo prima della partita, ma quel giorno mi è sembrato giusto farlo. Ho aspettato Alexis sul terreno di gioco, ma non arrivava e gli ho mandato un messaggio per mettergli fretta (ride). E abbiamo condiviso un mate (bevanda tipica argentina) in un luogo mitico come Anfield. È stato un momento da pelle d’oca, davvero bellissimo.  Credo che, insieme a quando ho giocato con i miei due fratelli (Alexis e Francis) con l'Argentinos Juniors, sia stato uno dei momenti più belli della mia carriera. Giocare con o contro un fratello è un ricordo indelebile, sia ad Anfield sia al Diego Armando Maradona.

Esiste un altro Diego Armando Maradona, non in Argentina bensì a Napoli.

Sì, sì, al momento del sorteggio di Champions abbiamo sperato tutti di avere il Napoli come rivale! Andare a Napoli, per noi argentini, è speciale. Non ci sono mai stato, ma tutti dicono che sia incredibile. Quando abbiamo saputo che ci sarebbero toccate Inter e Atalanta, ci è dispiaciuto non avere gli azzurri come rivali. Lo stesso club ha fatto un video il giorno del sorteggio dove io dicevo: “Vorrei andare a Napoli!”. Chissà, magari il prossimo anno…

Sei un difensore non altissimo (175 cm), ma di testa sai farti valere. Chi ti ha ispirato come centrale per rendere ad alti livelli nonostante tutto?

L’anno scorso, prima di giocare contro l’Ajax, dissi a un giornalista olandese che per me Lisandro Martinez era un po’ come uno specchio, anche se lui ha un piede mancino di un livello pazzesco. Fisicamente però siamo simili: bassi, forti, aggressivi. Poi è vero, c’è sempre un pregiudizio sul difensore centrale basso, soprattutto contro attaccanti alti. 

Fabio Cannavaro, Pallone d'oro, misurava 173 cm...

Ecco, proprio lui. Pensa che il mio primo ricordo calcistico è il Mondiale 2006, ed è stato incredibile vederlo giocare così bene nonostante l’altezza. E vincere. Ricordo una volta che parlando in tono scherzoso con De Rossi, durante la sua tappa al Boca Juniors, gli dissi: “Non mancare di rispetto a Cannavaro!” (ride).

Le statistiche recenti di Mac Allister
Le statistiche recenti di Mac AllisterFlashscore

Che effetto ha fatto giocare con un campione del mondo come De Rossi?

È stato qualcosa di pazzesco. Pensa, un giorno entro nello spogliatoio e ci trovo De Rossi: biondo, pieno di tatuaggi… All’inizio sembrava un sogno. Si è rivelato una persona umilissima, che comunicava con tutti, dal più giovane al più esperto, e faceva sentire tutti parte del gruppo.

Parlava spagnolo quando arrivò al Boca?

Si, già parlava bene. E in campo è sempre stato intelligentissimo, sempre con i tempi giusti, e con una visione di gioco incredibile. Parlava molto soprattutto con mio fratello Alexis, che giocava a sinistra, cercavano sempre una connessione. Peccato che non sia riuscito a stare bene fisicamente, ma per tutti noi che abbiamo potuto condividere quei momenti con lui è stata un’esperienza indimenticabile.