La pessima notte europea - l'ennesima - del Bologna aveva avuto come prologo un triste episodio di violenza fuori dal campo. L'attacco di alcuni tifosi felsinei a quelli del Lille in centro città poche ore prima della partita. Una missione praticamente organizzata, quella di un comando di ultras rossoblu che hanno fatto irruzione in un bar e hanno ferito vari supporter francesi mandandone tre all'ospedale.
Il livore totalmente ingiustificato dei bolognesi ha fatto da riflesso al momento scialbo della loro squadra, che se in Serie A è settima in classifica in Champions League sta svolgendo il ruolo di ridicola comparsa. Perché l'unico punto raccolto fino a questo momento nella competizione regina d'Europa è stato raccolto all'esordio assoluto in casa contro lo Shakhtar Donetsk, una delle rappresentative più modeste del torneo.
Oltre quello, solamente figuracce. E se le debacle in casa dell'Aston Villa e del Liverpool, questi ultimi assoluti dominatori del proscenio continentale, possono essere assimilate con umiltà e servono per crescere, le sconfitte al Dall'Ara contro Monaco e Lille devono far riflettere non poco sul livello della squadra di Vincenzo Italiano.

Dalle stelle alla mediocrità
Nonostante fosse piuttosto ovvio che una stagione come quella scorsa fosse irripetibile per una serie di dinamiche, tra tutte la dipartita del demiurgo Thiago Motta, una performance generale così mediocre in Europa non si poteva mettere in conto. Perché al di là della poca concretezza - solo un gol segnato in cinque partite arrivato proprio ieri - quello che manca alla squadra felsinea è la convinzione nei propri mezzi.
Anche ieri sera, come accaduto contro il Monaco, il migliore in campo è stato Skorupski, che ha dunque evitato una batosta ancora più pesante. Una circostanza che serve per analizzare lo stato globale della squadra di Italiano in Champions, una competizione nella quale l'allenatore era vergine prima dell'inizio di questa stagione. Due quasi dilettanti allo sbaraglio, lui e il suo gruppo, stanno adesso sentendo in modo doloroso l'impatto con la realtà più ardua in assoluto.
Un downgrade tutto sommato annunciato, però. Perché se l'addio di uno stratega come Thiago Motta, che aveva plasmato il suo calcio in modo quasi esegetico e con gli interpreti giusti, era già di per sé un cambio importante, le partenze di Zirkzee e Calafiori hanno finito per smantellare quasi del tutto l'anima della squadra. Impossibili da sostituire se non con alcune scommesse, per ora non riuscite, i due calciatori oggi in Premier League erano alfieri perfetti del calcio mottiano.
Italiano, dal canto suo, era stato capace di mostrare un notevole virtuosismo in una Fiorentina lanciata all'attacco. Ma per ripartire da zero in un Dall'Ara senza due stelle e con un Ferguson in lenta ripresa da un brutto infortunio, ha dovuto affidarsi agli estri discontinui di Ndoye e Orsolini, mentre in attacco ha visto come la poco produttiva combattività di Castro alternarsi all'impalpabilità di Dallinga. Il tutto con il povero Freuler a lottare quasi da solo contro i mulini a vento mentre spira la tempesta.
Senza gol
Il problema principale per i felsinei sembra essere quello di trovare il fondo della rete. E il fatto che ieri sera ad andare in gol sia stato un difensore come Lucumi la dice tutta. Perché sebbene Zirkzee non fosse certo un fromboliere da 20 reti annuali, la mancanza di uno che lega il gioco come lui e favorisca gli inserimenti di Ndoye e Orsolini, oggi troppo marginali, si sente.

L'attaccante mancino è l'unico che ci sta provando, e i suoi cinque gol in 16 incontri ne confermano l'apporto realizzativo. Dietro di lui c'è Castro, a quota quattro in 17 partite, troppo poco per un centravanti. E le 15 segnature in 13 incontri di Serie A confermano la scarsa produttività di un undici che ha segnato meno di Parma e Verona (entrambe a 17 gol fatti), due squadre che si giocano la salvezza.
È durato un battito di ciglio il momento di gloria del Bologna, ormai con i remi in barca nei fiumi europei e costretto a spingere forte in Italia, dove per il momento l'obiettivo minimo di ottenere almeno una qualificazione in Conference League sembra sempre più lontano. Fiorentina e Lazio, infatti, sono le vere rappresentanti di una classe medio-alta che sta cercando di salire fino ai piani alti.
Al Dall'Ara, invece, dopo una stagione da sogno il ridimensionamento è ormai una triste realtà. Come quella dei tifosi francesi bastonati in quel centro un tempo decantato con gioia e allegria da Lucio Dalla e oggi deturpato da dei presunti tifosi la cui rabbia non ha giustificazioni.