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Alcaraz e Sinner, la rivalità che sta ridisegnando il futuro dello sport moderno

Alcaraz (S) e Sinner si rispettano sempre al massimo
Alcaraz (S) e Sinner si rispettano sempre al massimoMARCO BERTORELLO / AFP

Carlos Alcaraz e Jannik Sinner rappresentano oggi il volto più luminoso del tennis mondiale. Lo spagnolo e l’italiano, considerati i due migliori interpreti della loro generazione, stanno fissando nuovi standard non solo per la qualità del gioco, ma anche per l’approccio fuori dal campo.

Nell’ultima finale degli ATP Finals, Sinner ha battuto Alcaraz davanti al pubblico di casa a Torino, alzando il trofeo tra l’esultanza di una folla in delirio.

Alcaraz, 22 anni e numero uno del mondo, ha accettato il verdetto con grande eleganza, pur avendo dovuto convivere con un fastidio al bicipite femorale.

“Ho sentito qualcosa al bicipite femorale dopo aver provato a recuperare una battuta”, ha raccontato lo spagnolo dopo la finale.

“Potrei dire che non mi ha condizionato troppo perché riuscivo a correre bene, arrivavo sulla palla senza problemi. A volte, però, questi pensieri mi passavano per la testa, ma sono riuscito comunque a giocare bene,” ha concluso Alcaraz.

Parole che respingono l’idea di un alibi, confermando la mentalità da campione di Alcaraz, capace di riconoscere il valore dell’avversario e di non nascondersi dietro un problema fisico.

Dopo la partita, il palazzetto di Torino ha regalato una delle immagini più significative di questa edizione delle Finals: i tifosi hanno intonato cori per Carlos Alcaraz, nonostante la sconfitta in due set. Un gesto di rispetto e affetto che ha colpito lo stesso Jannik Sinner, rimasto a bordo campo con un sorriso sincero, consapevole di trovarsi di fronte a quello che ormai è considerato il suo più grande rivale.

La loro rivalità, infatti, ha già assunto i contorni di una saga sportiva: Alcaraz e Sinner sono antagonisti sul campo, ma sembrano anche anime affini, due giovani campioni che condividono la stessa passione e un rispetto profondo. È un contrasto netto rispetto a molte rivalità del passato, spesso segnate da tensioni e caratteri spigolosi.

John McEnroe, ad esempio, era noto per il suo temperamento difficile, mentre Nick Kyrgios, Gael Monfils e talvolta Stefanos Tsitsipas hanno costruito la propria immagine su personalità imprevedibili e sopra le righe.

Persino Novak Djokovic, altro grande campione contemporaneo, ha sempre mostrato rispetto verso i suoi rivali, incluso lo stesso Alcaraz. Tuttavia, ha dichiarato in passato che “l’amicizia è impossibile”, riferendosi ai suoi storici duelli con Rafael Nadal e Roger Federer.

Federer, Nadal, Djokovic e Andy Murray al Roland Garros
Federer, Nadal, Djokovic e Andy Murray al Roland GarrosSplashNews.com / Profimedia

Eppure Nadal e Federer hanno lasciato un’eredità che va oltre i trofei e le finali memorabili: hanno stabilito il modello della rivalità “amichevole” moderna, capace di unire rispetto e competizione, fino a sfiorare una vera amicizia. Un precedente che oggi trova continuità nel rapporto tra Alcaraz e Sinner, due giovani che incarnano perfettamente questa nuova dimensione del tennis.

Non sono stati loro a inventare questo modo di vivere la rivalità, ma ne sono i volti più freschi e riconoscibili in un’epoca dominata dai media, dove ogni gesto viene amplificato e ogni parola diventa titolo. Se le telecamere possono indurre i giocatori a mostrare il lato migliore di sé, nel caso di Alcaraz e Sinner la sensazione è diversa: il calore sembra autentico, spontaneo, quasi naturale. È la rivalità del futuro, fatta di rispetto reciproco e di sfide che esaltano entrambi.

Non solo tennis

Basta guardare al calcio per notare una tendenza simile. In passato, le rivalità erano marchiate da tensioni palpabili e da una vera ostilità: Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic, Roy Keane e Patrick Vieira, Alan Shearer ed Eric Cantona hanno incarnato duelli che spesso travalicavano il rettangolo di gioco, diventando scontri di personalità e di ego.

Persino Ronaldo e Lionel Messi, pur rispettandosi reciprocamente, hanno raramente coltivato un rapporto di amicizia durante il loro periodo di massimo splendore.

Oggi, invece, il panorama appare diverso. Le stelle contemporanee mostrano un atteggiamento decisamente più cordiale, quasi a voler sottolineare che la rivalità non esclude il rispetto. Erling Haaland e Kylian Mbappé, simboli della nuova generazione, non esitano a elogiarsi apertamente nelle interviste e a scambiarsi interazioni amichevoli sui social.

L’attuale generazione di calciatori inglesi sembra aver riscritto le regole della convivenza sportiva. Jude Bellingham, Phil Foden, Bukayo Saka, Declan Rice e Harry Kane, pur militando in club rivali e affrontandosi in sfide ad altissima tensione, mantengono rapporti sani e cordiali, in netto contrasto con la cosiddetta “golden generation” di Steven Gerrard, Wayne Rooney e John Terry, spesso frammentata in gruppi e segnata da divisioni interne.

È un segnale che va oltre il calcio e che si ritrova anche in altri sport: la crescita di rapporti positivi accanto a una competizione serrata dimostra che la rivalità non deve necessariamente trasformarsi in ostilità.

Al contrario, nel mondo sportivo moderno le stelle possono spronarsi a vicenda, spingersi a dare il meglio e restare comunque alleate.